Accade anche questo grazie alla caleidoscopica fantasia di taluni malfattori che intascando fino a 25.000 euro a pezzo, hanno fornito il titolo, tutto fatto in casa, a trepidanti utenti, principalmente per il "mercato" croato. Non potevano mancare però gli italiani, che, si sa, le provano tutte (università parallele, ivi compresa l’Albania) pur di raggiungere l'agognata laurea atta solo a rimpinguare la messe di operatori ormai incontrollabile. Un trentenne macedone, stampava quindi
finti diplomi di laurea in odontoiatria dell'Università statale di Tetovo, nella sua tipografia, autenticati poi scrupolosamente dal suo notaio di fiducia e tra gli acquirenti non sono mancati alcuni nostri connazionali. A poco valgono, visti questi abusi e truffe continuate, le raccomandazioni ministeriali che recitano "...
per esercitare in Italia con un titolo di studio rilasciato da una università extracomunitaria si deve presentare domanda al Ministero della Salute (che richiede direttamente all'Università estera copia del diploma di laurea) e sostenere un esame dopo aver frequentato dei corsi attivati presso alcune Università italiane. Ottenuto questo, un'ulteriore verifica viene svolta dall'Ordine al quale si chiede di iscriversi per poter esercitare la professione".
L’indignazione del presidente dell’ A.N.D.I., Gianfranco Prada, è ovviamente inevitabile:
“Questo aspetto mi sembra una conferma alle nostre preoccupazioni sulla professionalità di chi mette le mani in bocca ai pazienti italiani che si recano all'estero. La vicenda - continua Prada -
ricorda le persone che pensando di fare un buon affare comprano il videoregistratore in autostrada scoprendo che all'interno della scatola c'è un mattone. Una truffa vera e propria nei confronti di disperati che non si rassegnano che per fare il dentista bisogna frequentare una università e studiare. Persone che non conoscono neppure la normativa, per il riconoscimento in Italia dei titoli di studio conseguiti all'estero”.
L’indignazione di chi scrive è ancora maggiore, ma essendo costellata di improperie e arricchita di vocaboli meritevoli di censura, la oscuriamo.
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