Monday, April 01, 2013
10 italiani per ogni tedesco
Il tetro titolo di questo pezzo evoca, inevitabilmente, l'eccidio delle Fosse Ardeatine, il massacro compiuto a Roma il 24 marzo 1944, dalle truppe di occupazione della Germania nazista, ai danni di 335 civili e militari italiani, come atto di rappresaglia in seguito all'attentato di via Rasella compiuto contro le truppe germaniche il giorno precedente.
Ma , non è riferito a questa vergogna della storia, non è e non vuole essere un subdolo e meschino tentativo di apologia nazista, mi riferisco alla sperequazione economica, alla enorme differenza delle condizioni economico-finanziarie tra Italia e Germania, entrambe figlie di un’Europa che presenta innegabili scricchiolii strutturali e che osserva, senza nerbo, le ripetute ondate di fallimento economico che colpiscono ad est e a ovest dell’Italia stessa, nell’attesa di una possibile ecatombe.
Concordo assolutamente, invece, con il Governatore della Campania Stefano Caldoro, che per l’appunto, nel dare il benvenuto alla cancelliera tedesca Angela Merkel, apostata in quanto a mete vacanziere, e attratta dagli splendori ischitani (nella foto), ha rilevato che “...ad ogni tedesco disoccupato, corrispondono 10 disoccupati italiani*” e questo deve far riflettere la superpotente presidentessa del CDU germanico.
Che anche lei faccia una seria riflessione su questa frase, che se da un lato ricorda un passato mai cancellato dalla nostra memoria italica, dall’altro deve far meditare anche noi sul metro usato per il ripiano finanziario del sistema bancario, ormai collassato, a discapito del popolo, il quale dovrebbe, in piena autonomia, far sua la celebre frase di Confucio: “Si può indurre il popolo a seguire una causa, ma non far sì che la capisca”.
F. Davì
* che poi ha continuato: "Questa crisi fa fallire le imprese, le fa chiudere, con ripercussioni sempre più gravi. Siamo ai limiti della rottura sociale. Non possiamo permetterci questa doppia Europa, né permettere che si alimenti un sentimento antitedesco. Ma la cancelliera Merkel rifletta: c'è un Paese più forte che gode oggi dei benefici della crisi degli altri. E questa è un'Europa che non può continuare".
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