Thursday, March 21, 2013
Atelofobia contro la crisi
L’ingravescente crisi economica colpisce ormai tutti i comparti dell’economia italiana, compresa la sanità, come purtroppo è noto, ma nell’attesa che le catastrofi economiche che stanno colpendo ad est e ad ovest dell’Italia, illuminino le menti dei nostri politici alle prese con la titanica composizione di un governo, c’è un settore della medicina (ma anche dell’odontoiatria) che non conosce congiuntura, grazie (o a causa, dipende dal punto di vista) dell’atelofobia, la paura delle imperfezioni fisiche, che notoriamente affligge le donne del terzo millennio, ma via via sta contagiando sempre più gli uomini.
Tanti quindi ricorrono al chirurgo estetico per lottare contro i segni del tempo e sempre più pazienti chiedono all’odontoiatra delucidazioni su filler, botulino e acido ialuronico, sui quali, grazie ad internet, sanno quasi tutto prima del consulto.
Il 30% del “mercato estetico” è ormai monopolizzato dal maschio e dal Cosmoprof di Bologna è emerso anche che i prodotti cosmetici usati dagli uomini nel mondo hanno rappresentato un giro di affari di circa 33 miliardi di dollari nel 2011.
Il maschio è così colpito dal complesso di Adone che si stima (International Society of Aesthetic Plastic Surgery) che la richiesta di interventi raggiungerà nel prossimo futuro un sostanziale pareggio tra uomo e donna.
Rughe del viso, maniglie dell’amore, blefaroplastica e liposuzione sono i tarli degli utenti della chirurgia estetica e dell’odontoiatria estetica, ormai sconfinata, quest’ultima, nei ritocchi “autorizzati” del terzo inferiore del viso, con la possibilità di intervenire presto sui punti di inserzione di tutti i muscoli masticatori e quindi su tutto il viso.
Quindi, obtorto collo, dobbiamo attestare, che mentre si assiste all’allontanamento dei pazienti, in genere, dalle terapie essenziali e addirittura improcrastinabili, contestualmente, i chirurghi estetici e gli odontoiatri estetici, assistono ad un incremento costante del 10% ogni anno delle richieste. Un viatico inevitabile per le rampanti igieniste dentali che chiedono adesso l’autorizzazione all’uso di anestetici e presto, specie se raggiungeranno questo primo traguardo, chiederanno l’estensione delle proprie mansioni verso l’estetica.
Insomma, al caos nella nostra professione, probabilmente non ci sarà mai fine.
Ormai sono troppo lontani i tempi dell’odontoiatria ortodossa e a questo, forse, dobbiamo abituarci (o arrenderci) allontanandoci sempre più dai denti e avvicinandoci sempre più alle rughe (sic).
F. Davì
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